Poesia senza fine

Il bello di uscire dagli schemi è non doversi definire in modo rigido, restare fluidi, liberi da identità fasulle, dal limite di un ego a cui aggrapparci, da ruoli e aspettative. E’ non credere al vicolo cieco che la realtà a volte ci dispone davanti.

Possiamo esplorare con consapevolezza i sogni, e quel sogno che è la realtà. Solo così possiamo vedere l’infinita magia del possibile.

Grande maestro di questa poetica e felice liberazione è Alejandro Jodorowsky.

Come psicoterapeuta provo diffidenza verso la parola magia.

Un libro che si intitola Psicomagia, scritto da un autore che si autodefinisce imbroglione sacro, è restato un bel po’ intatto sul mio tavolo. Invece è bellissimo, profondamente colto, sorprendente e vero.

Alejandro Jodorowsky è regista, attore, mimo, lettore di tarocchi, fumettista, poeta, romanziere, saggista, clown. Perchè  decidere di fare il terapeuta, anzi, lo psicosciamano?

L’anelito di Jodorowsky non è mai stato quello di avere successo, o di diventare ricco, o di avere potere (e questo è molto fuori dai nostri schemi).

L’anelito è quello di esperire la vita più intensamente e autenticamente possibile, di oltrepassare ogni soglia. Se aprissimo le porte della percezione vedremmo ogni cosa come realmente è, infinita, diceva Aldous Huxley.

A che cosa serve l’arte? Se è soltanto per divertire persone che hanno paura di svegliarsi, non m’interessa. Se è un mezzo per avere successo dal punto di vista economico, non m’interessa. Se è un’attività cui il mio ego fa ricorso per insuperbirsi, non m’interessa. Se devo essere il buffone di coloro che detengono il potere, avvelenano il pianeta e fanno patire la fame a milioni di persone, non m’interessa. Qual è allora la finalità dell’arte? Dopo una crisi talmente profonda da farmi pensare al suicidio, giunsi alla conclusione che la finalità dell’arte fosse guarire.

Oltre a provocare, rappresentare, Jodorowsky vuole anche ascoltare la propria umanità sofferente, e agire, imparare a liberarla dai vincoli di prigioni autoprodotte e di malattie fisiche sempre metaforiche. Guarire significa liberarsi dalla paura di non essere amati e poter attingere all’illimitata sorgente del possibile.

Quindi studia lo sciamanesimo del mondo messicano, la guaritrice Pachita, il buddhismo zen di Ejo Takata, sperimenta atti panici (panico è una parola che usa molto, ma non nel senso di terrore, bensì in quello di totalità, e in quello di derivante dal dio Pan, cioè scioccante, surrealista e pagana energia da liberare). Riceve delle intuizioni, che si trasformano in prescrizioni di atti psicomagici personalizzati.


Terapie lampo, spesso geniali, sempre bizzarre

Il paziente viene ascoltato a lungo, e infine invitato a compiere un atto simbolico, nelle precise modalità richieste. Infine dovrà scrivere una lettera in cui descrive lo svolgimento dell’atto in ogni dettaglio, e il risultato. Le terapie di Jodo sono sempre gratuite. Non veste i panni del guru, ma dello strumento che riceve e trasmette una visione più libera.

E’ affascinante osservare come in questi atti psicomagici ritroviamo spunti identici ad altre terapie di origine diversissima, come le terapie paradossali della scuola di Palo Alto, le prescrizioni di Milton Erikson, lo psicodramma, le tecniche corporee, e anche al repertorio rituale di molte religioni.

Ciò che tutto accomuna è il linguaggio simbolico con cui si comunica con l’inconscio.

Ad esempio, nel suo ultimo film, Jodorowsky ragazzo prende a colpi d’ascia un albero, il suo albero genealogico.

Oppure, Jodorowsky anziano osserva con amore e abbraccia con compassione se stesso bambino spaventato e poi ragazzo infelice. Come se esistesse da sempre questo incontro impossibile, ma psicologicamente ed emotivamente molto reale, fra ciò che s
iamo e ciò che saremo, fra ciò che eravamo e il nostro presente.

Anche James Hillmann, analista junghiano, sosteneva che la ragione non deve colonizzare in modo imperialistico il mondo dei sogni e dei sintomi, degli atti mancati e dell’inconscio – non doveva dunque, come diceva Freud, rendere conscio l’inconscio – ad esempio interpretando il cane nero che abbiamo sognato. L’analisi lo viviseziona, e ciò che viene vivisezionato per essere capito, muore; se invece lo seguiamo, il cane nero, gli parliamo, possiamo comunicare con il nostro inconscio. Ma dobbiamo parlare la sua lingua, fatta di immagini, di simboli, di oggetti.

E non solo le parole, di cui noi tutti facciamo sin troppo uso, o la consapevolezza, ma soprattutto gli atti sono strumenti di cambiamento, cioè di poesia, di magia.


Funziona la psicomagia? 

Sì, risponde Jodo: se il paziente è motivato, se ha fiducia in lui, e se è disposto davvero a cambiare.

Si può dire qualcosa di diverso delle psicoterapie cosiddette scientifiche?  Forse no.

Fiducia, coraggio e desiderio sono gli ingredienti del cambiamento.

Poesia senza fine è il titolo dell’ultimo film di Jodorowsky,  la seconda parte della sua biografia immaginaria, non nel senso di fittizia, ma di narrativa ricostruita con un senso simbolico, in cui i fatti della vita vengono interpretati come fossero sogni…

Jodo è molto amato, ma anche molto detestato. In effetti, alcune sue opere sono davvero disturbanti, grottesche, oscene, alcuni suoi atti poetici sono immorali. Ma è impossibile essere creativi senza darsi il permesso di sbagliare, di creare ogni tanto qualcosa di brutto o addirittura di sbagliato. E Jodo ha sempre riconosciuto onestamente i suoi errori, ma anche rivendicato la sua libertà.

Il potere dell’immaginazione, insieme a quello dell’intelligenza e all’autenticità, è capace di cambiare il mondo.

Amare significa essere contenti di ciò che si è e di ciò che sono gli altri. Essere grati. L’amore cresce nella misura in cui la critica diminuisce: è tutto vivo. sveglio, e risponde.

Vorrei che arrivasse a tutti noi questo messaggio:

Il mondo infinitamente ricco di strati, di misteri, di sacro non è solo quello dell’America Latina degli sciamani, è anche il nostro qui, ora. Togliamoci le maschere, ricominciamo a guardare davvero.

Nel film si ripete più volte: Osa! Rischia!

L’invito di Jodorowsky è: siate curiosi, siate veri, agite con consapevolezza e con libertà. Possiamo incominciare a cambiare il mondo cambiando i nostri pensieri.

E’ di questo che abbiamo bisogno per ridiventare vivi e creativi.

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