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Il mio studio si chiama Castalia: è il nome di una sorgente sacra che, secondo il mito, infonde ispirazione poetica a chi ne beve.

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Un colloquio può essere l’inizio di una nuova fiducia nelle proprie possibilità di cambiamento.

Come in uno specchio, l’altro ci mostra con più chiarezza parti di noi altrimenti irraggiungibili dalla consapevolezza. La relazione sostiene, consente un cambio di prospettiva e una risintonizzazione.

Siamo in un periodo in cui il rischio di perdersi d’animo è alto. È un momento di passaggio, di crisi: sarebbe necessario evolvere e invece a volte ci si blocca in un’ombra fredda e ferma. Si finisce per sentire di star perdendo l’anima, per scoraggiarsi sino alla stasi, o all’autodistruttività. Non ci sono molti alleati in vista, né soccorritori, né luci incoraggianti. Lo sconforto è contagioso, e certe mattine è quasi visibile, tangibile, respirabile, nell’aria grigia che tutti condividiamo.

Riuscire a trovare dentro di sé il bandolo e il senso della propria luminosa traiettoria significa vivere pienamente e diventare anche per gli altri una fonte di ispirazione. Non ci sono direttive precise, per ognuno è necessario un percorso diverso. Ci sono però degli spunti validi per tutti, da cui partire per trovare fiducia.

La base è la relazione con se stessi, con la propria solitudine fondamentale: piacersi e accettarsi, volere il proprio bene. Poi ci sono le relazioni autentiche e amorevoli con gli altri. Infine la relazione con la fonte originaria dell’essere, con la mente saggia, con un ampio orizzonte di ispirazione.

Il vero nemico è la parte di noi che si perde d’animo.

Nella sua fragilità, è molto forte. E’ capace di sabotare qualsiasi ispirazione, di rendere inutile una terapia, di rovinare un amore. Allaga e invade ogni spazio, sino a rendere invisibile qualsiasi alternativa, a zittire le voci vitali, a restringere l’orizzonte.

Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore, e cerca di aver care le domande stesse, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che non possono esserti date perché non le  potresti vivere. E di questo si tratta, di vivere tutto. Vivi ora le domande. Forse ti insinui così a poco a poco, senz’avvertirlo, a  vivere un giorno lontano la risposta.

(Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta)

Ci vorrebbe per ciascuno un navigatore satellitare che dica “gira a destra” “tenere la sinistra”, ecc. Che sappia, per ciascuno, dov’è e dove vuole andare. Cerchiamo tutti delle direttive autorevoli: una vocazione o un talento che ci guidi, un oroscopo attendibile, un libro di ricette infallibili o uno psicoterapeuta che sappia cosa è meglio per noi. L’oracolo in passato dava enigmatici consulti, e diceva “Conosci te stesso”. Siamo aquile che si credono polli, polli che si credono aquile: animali che non sanno chi sono.

Cerchiamo su Google. Mancano dati attendibili, oppure sono troppi e non si sa cosa trarne. Chiediamo ai sogni: ma non sogniamo (non li ricordiamo), o sono incomprensibili.

Interroghiamo esperti: ma per le diete, per l’educazione dei bambini, per la cura della depressione, esperti muniti di prove scientifiche sostengono tesi opposte, con uguale incrollabile certezza.

Usiamo le nostre capacità di Problem Solving.

Ma come con la ricetta di una torta, a volte, pur facendo tutto giusto, la lievitazione non avviene.

Non basta compiere tutti gli step corretti; manca qualcosa: un ingrediente segreto, una magia misteriosa, la benedizione degli astri…

Visto che se l’inconscio non vuole partire e la mente razionale sì, di solito non si parte.

Visto che “il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” (Blaise Pascal).

Sentiamo che c’è una verità, dietro ai “fatti”, che sfugge perché non è percepibile con i nostri sensi, con i nostri criteri, eppure ne abbiamo fugaci visioni, che ci lasciano inquieti, e colmi.

Nella sofferenza è inscritto un messaggio dell’anima, un richiamo al nucleo autentico, a tornare sulla rotta della gioia. Non possiamo fare altro che andare avanti.  Per curiosità, sperimentando e proteggendoci.

Ci sono alleati, ci sono indizi.

C’è la tolleranza, e la perseveranza.

C’è l’amore, e l’amor di sé, che ai bivi integra gli opposti.

Ci sono delle strade che hanno un cuore, e i nostri sensi più profondi lo intuiscono. La gioia è una guida, una visione solo concreta è riduttiva e taglia fuori tutto il senso. Bisogna saper guardare orizzontale e verticale, sognare, percepire l’orizzonte e non solo la terra sotto i piedi. Ognuno ha la sua mappa, il suo libro, la sua musica: guardare fuori per paragonarsi agli altri è fuorviante, è dentro che troviamo le tracce di quel che vogliamo e possiamo essere.

Un pensiero riguardo “”

  1. Buonasera dottoressa,
    Mi accingo a leggere un suo libro.
    Un po’ come nel ballo, conta più sentire che pensare…nella vita.
    Cordiali saluti
    Damiano Favarin

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