Grazie
Alla luna
lì a ricordarmi da sempre qualcosa che non so pensare né dire
A quello che so profondamente
anche se dimentico innumerevoli volte
Agli indizi di cambiamento che avverto
nella crisi globale in cui siamo tutti persi
Ai frammenti di anima ritrovata
A chi mi ha dimostrato che è possibile capirsi profondamente in meno di tre minuti
Alla parte di noi pronta a scoraggiarsi
(e a quella che poi invece procede)
A tutti coloro che si annuvolano, si perdono nei loro corridoi, spaventati dal vuoto,
Alla parte sconsolata che si sente sempre sola in un mondo senza senso
Per ricordare che la gioia e il senso possono essere ritrovati
(anche quando sembra impossibile).
Che ogni volta lasciano un’impronta, di cui fidarsi.
Che fare dell’ombra, e della luce?
Che fare di questa inevitabile alternanza, di questa giostra che gira?
Non sempre divertente, da cui a volte vorremmo scendere, e che altre volte vorremmo durasse per sempre, per sempre.
Sembra di aver capito tutto, di sapere il perno su cui ruota la vita, ma poi, infinite volte, lo perdiamo nel buio.
Com’è complesso, eppure com’è semplice: la felicità è sempre possibile.
In ogni momento, la si può trovare, nelle sue molteplici forme. La gioia è nel sentirtene trovato, in un modo solo tuo.
Non ci sono indicazioni utili per tutti, la strada dipende da dove ti trovi, e da chi sei.
Prova a sentire la felicità: come la immagini, la vedi, la odi, la respiri. E’ fatta di amore, presenza, di speranza. E questi sono anche i mezzi per trovarla.
Non la rabbia, non la volontà, non i desideri e le pretese, ma al contrario un lasciar andare, un aprire al possibile bene.
L’infelicità è inevitabile, fa parte del ciclo delle polarità che creano la vita: non si può eliminare il dolore, si può evitare però di affondare nella sua palude, non spaventarsene, non attirarlo. Non lasciarlo in eredità, non trasmetterlo.
Nelle notti oscure si cresce.
Le ombre hanno un senso, dei doni per noi; anche se sul momento è difficile vederli e saperli accettare. Uno di essi è che ci connettono agli altri, rendendoci capaci di compassione. La sofferenza indurisce a volte, ma altre rende permeabili a una solidarietà e a una comprensione maggiore.
Ridefinisce un limite, che argina l’illusione di onnipotenza, la smisurata arroganza che prende chiunque non percepisca dei confini al suo ego. Ci ricorda di cercare il giusto mezzo, tra potere tutto e subire tutto; la giusta misura, che è la formula della felicità, secondo Aristotele.
L’obiettivo giusto è fondamentale. Prima di muoversi, occorre vederlo chiaramente: cosa è davvero importante per me, cosa mi rende felice, cosa mi illumina, mi dà senso e nome?
Tutte le altre mete sono relative alla persona, alla maschera che ho scelto per proteggermi: raggiungerle è importante, ma non basta alla mia anima.
Quando il bersaglio è chiaro, ed è il centro del mio essere, allora diventa vera la frase: Chiedete e vi sarà dato.
Se non ci sono ostacoli interiori, quelli esterni si dileguano.
Ineludibile, irripetibile, si attua il destino, quando l’anima è alla guida.
Alleniamo le connessioni positive, facilitiamo l’accesso all’interruttore della luce. Sintonizziamoci col canale radio della musica e dell’armonia interiore.
Come?
Col corpo, perché star bene è anche una condizione fisica, di benessere in sé; respiriamo.
Col cuore: il perdono, il lasciar andare; la gratitudine, l’affidamento.
Con la mente, che ha un ruolo chiave nel dare agli eventi un’interpretazione, da cui dipende l’effetto emotivo che avranno su di noi. Impariamo quindi a decodificare in modo consapevole la realtà, accorgendoci degli automatismi che ci portano a sminuire i nostri meriti o ad esagerare rischi e colpe. Disinneschiamo le autosvalutazioni prima che devastino germogli e prati. Impariamo l’ironia, l’ umorismo.
Curiamo le relazioni, affinché siano fonte d’amore e d’amicizia.
Facciamo progetti, coltiviamo utopie, guardiamo orizzonti ampi.
Immergiamoci nella natura, amiamola come parte di noi.
Non abituiamoci all’infelicità.
La voce luminosa e squillante della luna ci chiama a rischiare, a esprimerci e creare.
Bisogna ricordare che la base è sempre l’accettazione di sé, saperci sorridere allo specchio nonostante tutto; rinnovare l’intenzione di essere felici.
La gioia ha una porta d’accesso segreta anche a noi.
Il viaggio dell’Eroe è solo suo. Se saprà rischiare.
Perdersi d’animo è a volte la premessa per ritrovare l’anima, il senso vero di sé. Smettendo di cercarlo dove non può essere trovato.
In fondo dietro a tutti i desideri ce n’è uno solo, qualsiasi cosa succeda: sentirsi vivi, sentirsi bene, in armonia
Occorre ricominciare a seguire le tracce della gioia, a sognarla senza paura come si faceva da bambini. Fiducia: come una cometa dorata, la nostra unicità può condurci verso un destino autentico. Verso un futuro che ci portiamo dentro come un luminoso orizzonte interno.
Alcune ricerche hanno evidenziato che gli eventi esterni (ricchezza, successo, età, bellezza e perfino salute) contano solo per il dieci per cento, per il resto a fare la felicità è l’attitudine amorevole verso sé stessi, gli altri e la vita.
La gentilezza verso noi stessi implica la ribellione ai modelli che ci vengono imposti, rispetto ai quali siamo tutti sbagliati. E’ saperci dare valore, senza attendere dall’esterno applausi o salvatori.
Quella verso gli altri è saper riconoscere l’umanità, imperfetta, magnifica e fragile di ciascuno.
Gentili con la vita e con il futuro è aver cura della Terra, e dei sogni, i nostri e quelli dei nostri figli.