Superare l’insostenibile pesantezza dell’essere.
Alla fine di ottobre 2011 è uscito il mio nuovo libro, sempre per Urra Edizioni. Dopo aver scritto di solitudine, volevo scrivere di gioia. Ma non è facile trovarla in giro, nell’aria, o in me stessa in questo periodo storico. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto che nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di invalidità dopo i disturbi cardiovascolari. E’ un orizzonte inquietante, e sembra che le premesse perché la previsione sia confermata ci siano tutte.
Fra queste c’è la solitudine, quella non voluta; la non appartenenza, l’esclusione reale o percepita. Quella che può condurre alla depressione, o a cui si arriva per depressione, in un circolo vizioso noto.
Non basta la buona volontà, le buone pratiche aiutano, ma ci sono tante correnti contrarie. Il progresso non va nella direzione della felicità degli uomini, va ricalibrato l’obiettivo secondo criteri tutti diversi. Quando la crisi è dentro di noi ma anche fuori, occorre cercare degli spunti unificanti, dei germogli di condivisione.
La depressione si innesta su una predisposizione individuale, ma se il clima culturale e sociale contemporaneo non è in grado di fornire degli anticorpi sufficienti, il problema dell’infelicità riguarderà presto tutti noi. E non possiamo illuderci di salvarci singolarmente, dobbiamo salvarci tutti dallo svuotamento e dalla sconfitta del senso, della fede, del valore personale e delle relazioni. Occorre arrivare prima, trasformare l’infelicità in espressione.
Accettando la lunaticità che ci rende instabili e a volte estranei a noi stessi, accettando i cicli e i bioritmi che scandiscono il nostro tempo esistenziale, anzichè pretendere l’efficienza e la felicità a oltranza.
Scoprire chi si è e cercare di esserlo; coltivare l’unicità è un compito raro e importante.
A partire da lì, dalla luce e dall’ombra che ci troviamo a essere, si può decidere di cercare la gioia, di non temerla, di farle spazio.
Se la nostra inadeguatezza fosse trattata con l’amore e la creatività che merita, ci sarebbe un luminoso progresso, personale e della specie.
Se l’essere lunatici non fosse così disarmonico col giorno piattamente faticoso che abbiamo davanti, sapremmo apprezzarne i bagliori.
Se la gioia fosse una guida, ci porterebbe verso un modo di essere molto diverso da quello prodotto dall’orchestrazione di tante altre motivazioni, dalla ricerca di sicurezza al conformismo.
Tra gli infiniti bandoli possibili, a volte non ne troviamo nessuno, per cominciare a seguire un senso. Questo libro vuol proporre un percorso per attraversare insieme le nebbie che rendono opache le emozioni e difficili le scelte, sino a capire come sentire e vedere la propria speciale traiettoria. A partire proprio dalla gioia, e dalle crisi, dalle facce della luna e dalle parole indossate.
Il titolo non è quello che avevo scelto, cioè quello di questo post. Nè uno che avrei scelto. I titoli e la copertina vengono scelti dalla Casa Editrice, sulla base di ricerche di marketing. Che dicono che, in questo periodo, la parola anima non va bene, è controversa, mentre attira la parola felicità, che infatti noto con inusuale frequenza comparire nelle pubblicità dei prodotti più disparati e nei titoli in libreria. Ecco il titolo vero: A un passo dalla felicità. Ritrovare la gioia nei momenti di crisi.