Il cielo non è mai sereno quest’estate, nemmeno quando è azzurro.
La sfiducia ci invade, e rischiamo di farci bloccare dalla paura di vivere, o dallo sforzo di controllare la vita, che invece controllabile non è – la pandemia ce l’ha ricordato chiaramente. La perdita di fiducia in un futuro evolutivo e nel prossimo è evidente.
La fiducia è una necessità, apre porte sull’impossibile, ci fa vivere con leggerezza e con intensità. Ma ha subito dei gravi attacchi, nella vita personale e collettiva di molti di noi.
In un periodo difficile come il nostro, il senso di aver smarrito significato e gioiosità è collettivo. La disconnessione dal corpo e dalla comunità, già iniziata da tempo, ha trovato un’esplicita sottolineatura durante e dopo il lockdown.
La pandemia è stata un catalizzatore, che ha fatto precipitare quello che già era in bilico, ha evidenziato, con un orribile giallo fluorescente, un allarme silente. Ha tolto le vie di fuga. Ha allenato l’ipocondria, i contatti continui col dottor Google, e accentuato la virtualizzazione dell’esistenza. Ma era già lì. Ha messo sotto gli occhi di tutti l’impossibilità di fidarsi. Di un’autorità, del prossimo, di noi stessi.
La risposta a questi disagi è spesso solitaria, individuale, e insoddisfacente a lungo termine, raramente condivisa: col rischio di sentirsi diversi e vittime, rispetto agli altri che, col filtro dei social, sembrano sempre più felici e più leggeri.
Il bonus psicologo proposto dal governo ha ricevuto, il primo giorno in cui è stato reso accessibile, un numero di adesioni cinque volte superiore al finanziamento previsto.
Questo ci segnala un enorme malessere diffuso. Ma mal comune non è mezzo gaudio, se non c’è solidarietà, e anzi ci si vergogna di star male, di sentirsi anormali. Ci indica che lo stigma relativo all’andare dallo psicologo è prevalentemente superato. Ma anche che mancano risposte alternative al malessere. La psicoterapia è uno strumento molto utile, è vero che “ne avremmo bisogno tutti”. Ma il rischio è che possa essere intesa in modo riduzionistico, una pseudosoluzione a un disagio biopsicosociale molto complesso.
Oppure in modo passivo. Delego a un professionista la comprensione e la cura del disastro che sento accadere nelle mie emozioni, nella mia vita, o in quella di mio figlio.
Sono in molti in Italia a iscriversi a psicologia o a corsi per diventare coach o counselor. Tra breve ognuno potrà essere terapeuta dell’altro. E proliferano offerte di corsi di meditazione (panacea di tutti i mali) e di qualsiasi altra cosa. Perfino psicoterapia via app, per avere all’istante un interlocutore psi. Sembra che dire agli altri come vivere meglio sia un buon business, oltre che gratificante. Ma a volte noto che si propongono sessioni per imparare ad ascoltare il vento, o a respirare, per reimparare a fare cose umane che potremmo e sapremmo benissimo fare da soli: ma non le facciamo; o forse vogliamo farle insieme.
E’ essenziale ricordare che la responsabilità di prendersi cura e cambiare è di ciascuno, e la psicoterapia è un’alleata, uno specchio, un filo di Arianna.
Ce ne sono sempre stati, storicamente, anche altri, di alleati per stare meglio.
Non mi riferisco ai farmaci, scorciatoia economica e iperutilizzata negli ultimi anni. Ma al gruppo, alla comunità religiosa, sportiva o politicizzata che fosse; al fare col corpo e non solo col virtuale, e fare per gli altri.
Avremmo bisogno di uscire dall’indifferenza, dal nostro piccolo regno formato cranio, dall’impotenza sociale, e parlare ed essere attivi anziché passivi davanti a un computer o dall’estetista. Accettare di fare scelte responsabili, di buttarci nel mondo senza giudicarci severamente, senza colludere con il nichilismo.
Occorrono proposte di gruppo che valorizzino proprio lo stare e il sentirsi profondamente insieme, in cui apprendere a coltivare una mente e un cuore sereno e ardente. Vogliamo affinare ogni strumento che ci renda più flessibili e resilienti, più consapevoli e centrati.
Tutte le recenti ricerche affermano l’impossibilità di una terapia che non coinvolga il corpo e le relazioni, oltre alle parole.
Occorre che dalla crepa enorme aperta negli ultimi anni nasca un cambio di paradigma.
Il bello di riscoprirsi umani è decidere di impegnarsi ed essere responsabili di noi stessi sapendo che siamo vulnerabili e provando tenerezza verso questa fragilità che ci accomuna, anziché rabbia o paura.
- Ascoltare il corpo e fidarsi della sua voce: sa ripararsi da solo, sa quanto dormire, come mangiare, se noi non interferiamo troppo con ordini e divieti che rendono difficile l’autoregolazione.
- Curiosità e gentilezza. Ricordare e sentire di far parte di un’umanità condivisa.
- Abbracci (va bene anche abbracciare se stessi, il gatto, ma soprattutto gli altri, covid-19 permettendo): aiutano a secernere ossitocina, l’ormone della fiducia.
- Focalizzarci sui valori profondi che ci guidano, più che sugli obiettivi concreti e specifici. Accettare che non dipende tutto da noi (è liberatorio).
- Eliminare il sovraccarico, il troppo: di pensieri, di cibo, di impegni, di rumore. Nel silenzio è possibile sentire la propria voce saggia – tutti ne abbiamo una, spesso inascoltata – e connettersi a una dimensione spirituale.
leggo fatalitá stasera le sue newsletter, le ho scritto 3/4 anni fa, riguardo i problemi di ostracismo che sono obbligato a subire, molti la chiamano solitufine ma questo é ostracismo carognoso, be sa dopo varie sedute da psicologi, guru, mistici,tecniche yoga ecc non é cambiato nulla mi ritrovo sempre più solo tutto solo, e sa perché? perché la SOCIETÁ fa schifo e molti non lo vogliono ammettere, dunque inutile creare societá a metá, dopo che non ne potevo più stasera di non poter aver rapporti sociali con i miei simili ho speso 150 euro in prostitute cinesi, almeno ti parlano e fai due risate, anche se non sanno bene l’italiano,e poi le donne italiane al giorno d’oggi smartphone e denaro e ordini,proprio la dittatura delle donne!! tornando a casa stavo cercando un cestino per buttare i preservativo e ho visto solo fast food pieni, alle 24:30 della notte, di ragazzetti che si abuffavano collegati allo smartphone!! non venitemi a dire che é narurale tutto questo!! ci stanno portando al macello e neanche ce ne accorgiamo! sto malissimo sono triste triste e triste!
si esatto la MT la panacea di tutti i mali appunto se qualcuno mi leggereá vorrei sapere se é possibile denunciare alla polizia gli schifosi che la insegnano, mi hanno rubato la vita, state lontano da chi insegna MT , MeditaIone trascedentale = suicidio drll’anima.
Anche se molti non lo vogliono vedere, anche se non é da tutti vederlo, sfortunatamente il MALE ha vinto nella nostra epoca, giá, fateci caso il male precede il bene ovunque e moltissime cose vanno storte, fateci caso. non so che dire non ho più pare! pensiamo di decidere ma non é così…
poi voglio aggiungere un’altra cosa riguardo al telefonismo cui é malata la societá, diverse persone difendono il progresso e la tecnologia ma non hanno capito che lo “stato”innaturale che hanno portato i telefoni é l’arma che sterminerá la societá stessa, internet un inganno per lasciare solo l’individuo, col la falsa ricerca del nulla, sempre il male precede il bene, da quando le persone hanno la numerazione telefonica si sono dimenticate dei loro simili si stanno robotizzando in una orgia di solitudine e fame incolmabile di possedere, il possesso si é impadronito del delle persone, niente più sguardi innocenti, niente più grembo della madre, niente più iil mio cuore batye per quella ragazza che non é più una ragazza ma un telefono con un corpo senza femminilitá, le persone si sono numerate e all’occorrenza ipocrita ti cercano ma solo quando hanno i comodi, il senso di tribù é perso e questo distruggerá la razza umana!
non occorreva fare nulla per essere se stessi!